giovedì 18 dicembre 2008

Politica & Rete [3] Creare ed accrescere il consenso, per poi tradurlo in voti...


I lettori di questo blog sanno del mio non condividere il pensiero e il modo di fare politica di Antonio Di Pietro. Come non condivido il pensiero di tutti coloro che fanno, del modo acritico in cui chi li ascolta o li legge lo recepisce, il loro successo: Gian Antonio Stella, Beppe Grillo, Marco Travaglio, Sabina Guzzanti, Michele Serra, Paolo Rossi ed altri. Spesso il loro dire o scrivere serve a spostare l'attenzione dai problemi reali, quasi ad essere, non si sa se per convinzione o paradosso, supporto a chi ha interesse a nascondere un modo di operare per portare avanti i propri tornaconti, in finanza come in politica [intrallazzi e truffe bancarie, arricchimento illecito, finanziamenti pubblici spariti nel nulla o spostati impunemente dal fine per il quale erano stati erogati]. La Casta, invero, non esiste; ma fa guadagnare denaro [vendita di libri, riviste, giornali, dvd, pubblicità] e consensi [voti alle elezioni, applausi in piazza, lettori e ascoltatori]. Ho scritto in qualcuno dei miei post precedenti che "l’opinione pubblica viene troppo spesso citata e presa in considerazione, perché si può orientare e indirizzare, le si può far vedere o credere una cosa piuttosto che un’altra… e che, invece, l’opinione propria di ciascuno, sintesi dell’intelligenza della diversità delle fonti e del modo di raccontare, critica del proprio pensiero sulla possibilità di conoscenza del fatto che genera la notizia, non è facile da manipolare. Un percorso di libertà cerca di porre le basi perché non accada che la persona sia considerata numero, né che l’individuo sia considerato elettore".



Nell'analisi che provo a fare riguardo all'utilizzo della rete web in politica, in questa che è la terza puntata, riprendo quanto già scritto nelle precedenti in relazione all'intuizione vincente di Antonio Di Pietro, che gli ha consentito di accrescere i consensi e tradurli in voti.

Ricordo una sua risposta, nella mia casella di posta elettronica personale, a una mia mail indirizzatagli nel periodo in cui era ministro del governo Prodi, a proposito della sua finta battaglia contro l'indulto. Nel suo rispondermi era già evidente l'importanza che sin da allora ha dato al rapporto e al dialogo con le persone e con i lettori, proprio per quella sua intuizione sul tradursi in voti che può scaturire da questo suo dedicarsi in prima persona alla ricerca di un contatto on-line, che ha saputo dimostrare non essere mai virtuale. Scrive come parla, più che nel suo blog. Avevo provato, riuscendoci, a metterlo in difficoltà sul suo soltanto apparente contrasto a proposito dell'indulto, ma mi ha risposto, pur se eludendo i contenuti dei miei appunti: ha trovato il tempo di farlo, da ministro a cittadino. Vale qui lo stesso genere di considerazioni fatte nella prima parte di questo mio sguardo al rapporto tra politica e internet. Scrivevo che "quando ci si muove in un ambito più vasto, legato all'appartenenza a una forza politica di maggior peso elettorale, questo tipo di esperienza deve tener conto delle esigenze più ampie di quel partito. E, quindi, o ci si muove per ampliare il consenso personale o si finisce con il confluire con le posizioni espresse dal movimento politico cui si fa riferimento". Non così nel caso di una piccola forza politica come l'Italia dei Valori, che si identifica col suo fondatore. Di Pietro, rispetto ad altri, lo ha capito e, soprattutto, lo ha capito in anticipo; molti, più di quanti ne possano venire in mente mentre leggiamo, non ancora, nonostante tutto. Così per la sinistra, ad esempio, nei suoi rappresentanti comunisti di rifondazione e dell'altro partito, nato - ed è anche questo un errore di miopia - da una scissione da quelli. In fondo, uno come Di Pietro è stato anche un po' costretto a provarci, per il tipo di informazione nel nostro Paese, per gli spazi ridotti in televisione e tra le pagine dei giornali. Cavalcare l'esperienza di Beppe Grillo, per proprio conto o, qualche volta, in sinergia, è stata una linea vincente che, sulla scia, gli ha poi aperto gli spazi che non aveva prima, anche in tv e sui giornali. Non basta, come è ovvio, anche se molti non lo sanno ancora per un loro limite mentale, aprire un blog per essere blogger o perché lo stesso blog acquisisca lettori attraverso i quali veicolare idee e ottenere consensi, non necessariamente a fini elettorali. E' importante il dialogo con i lettori e la coerenza tra i contenuti dei vari post che si scrivono. Nel caso di Antonio Di Pietro, è stata la chiave del successo, che ne ha determinato anche la crescita in voti e in peso politico: non conta l'idea in se stessa, ma la determinazione con la quale viene portata avanti senza sbavature mentali. Furbo? Direi di sì. Mentre scrivo, l'home page del suo blog ha in testa l'iniziativa della raccolta di firme contro il lodo Alfano... "Contro" è una parola che paga. "Contro" sono sempre le sue iniziative, anche quando è un modo ipocrita di condurle, come quando continuò a tenersi stretta la poltrona di ministro, spiegando che gli serviva per controllare il sistema delle infrastrutture nel nostro Paese, restando in un governo che aveva definito con aggettivi della peggior specie a proposito della farsa dell'indulto, e ottenendo più risultati: condividere quella scelta sbagliata [politicamente e per la sicurezza]; ottenere plausi, consensi e adesioni per il suo apparente contrastarla; restare al suo posto per "vigilare" senza sapere su cosa, se tutte le sue manifestazioni, anche su altre materie di contesa, contro lo stesso governo al cui sostegno contribuiva con il far parte di quella risicata maggioranza, non bastavano a causarne l'uscita o, almeno, le sue dimissioni da ministro. Ma, dal punto di vista del rapporto tra politica e rete, Di Pietro è stato da sempre bravissimo, letteralmente "aspirando" i consensi e i voti: lo avevo scritto in precedenza; poi è arrivato il sondaggio di Repubblica, che lo dava in fortissima ascesa; poi sono venuti i voti in Abruzzo. Lui continua su questa strada, che ha avuto il merito di saper aprirsi da solo nel momento giusto e cioè da quando ha iniziato; oggi è più difficile - gli spazi cominciano ad essere occupati - ma non impossibile a chi sappia usare coerenza di pensiero.

Ci sono democrazie che ci hanno preceduto, in questo. A volerci pensare, è un'altra anomalia che l'opposizione contrasti un governo [sostenuto da una maggioranza che ha ricevuto un mandato elettorale così ampio, come quella attuale], già dai primi mesi del dopo elezioni, anziché prepararsi e strutturarsi per ricomporre le idee e le fila, evitando un precipitare sempre più chiaramente evidente in una debacle anche successiva al tonfo elettorale.
La rete sarà prioritaria, rispetto a tutti gli altri mezzi di informazione, nel prossimo futuro e, comunque, già determinante alle prossime elezioni del 2013. Continuare a non capirlo, sarà la fine di molti propositi di chi continua a vedere senza contorni al di là del proprio naso.
[fine terza parte]

1 commento:

Anonimo ha detto...

complimenti per la coerenza
mi saluti micciche

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