Il dato elettorale alle amministrative di Catania pone delle riflessioni che avevo anticipato in altri miei precedenti post. Se analizziamo il voto mettendo a confronto i dati della Provincia e del Comune, risultano evidenti i temi che ho provato ad anticipare nelle settimane e nei mesi scorsi.
Alla Provincia il candidato eletto Presidente, Giuseppe Castiglione, ha ottenuto il 77,62% dei voti con il sostegno del PDL, dal quale proviene [Forza Italia], dell'UDC, del Movimento per l'Autonomia (MPA), della sua lista "Per Castiglione Presidente", della lista Sicilia forte e libera - Raffaele Lombardo, dei Democratici Autonomisti e di Nello Musumeci per la Provincia. In questa vittoria il 29,2% è dato dalla somma di MPA e altre liste autonomiste, il 35,26% è la somma dei voti di PDL e della lista omonima, l'8,46% UDC e il 7,46% Lista Nello Musumeci per la provincia. Al comune Raffaele Stancanelli ha ottenuto il 54,59% dei voti con la stessa composizione di alleanze, tranne la lista Nello Musumeci Sindaco che, da sola, ha ottenuto il 25,16% dei voti. Il 28,357% è il sostegno ottenuto dai voti del PDL e della lista omonima, Per Stancanelli Sindaco, il 33,984% MPA e movimenti autonomisti, il 5,564% UDC.
Come ho già scritto, la costituzione del PDL ha avuto un successo, a livello nazionale, di risultati e di indicazioni da parte degli elettori, che hanno detto la loro in modo inequivocabile. L'accordo con la Lega, al nord, è stato la naturale prosecuzione di un cammino che ha visto sempre vicine le posizioni degli alleati di governo. L'accordo con l'MPA si è rivelato un errore politico. In questo Catania è essenziale per il tipo di analisi, perché è la città da cui nasce il movimento di Raffaele Lombardo, che, come ho già scritto, è una creatura politica che non è radicata nel territorio, ma basata su un sistema di gestione e di conduzione delle adesioni, come risulta evidente se andiamo a confrontare il dato della città etnea con quello, ad esempio, di Palermo, dove l'MPA si ferma al 12,10% contro il quasi 34% di Catania, città in cui supera il poco più che 28% ottenuto dal PDL . Del resto il dato più alto del movimento autonomista del Presidente Lombardo arriva a quasi il 23% ad Agrigento - sempre a spese del PDL - e supera o si avvicina al 15% nelle altre province. "E' quasi imbarazzante l'assenza del centrosinistra in Sicilia", ha dichiarato, a margine della conferenza stampa per la candidatura dell'UDC Giovanni Avanti alla Provincia di Palermo, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al CIPE, Gianfranco Miccichè.
Io credo che sia stata un'occasione mancata, come ho già scritto in altri post, per una maggiore incisività dell'azione di governo e che sia altrettanto imbarazzante aver creato i presupposti perché da Catania, con la visibilità che ne è conseguita, l'MPA potesse ampliarsi anche nelle altre province, superando il PDL di quasi sei punti percentuali nella città di origine del movimento. D'altronde, dal suo ruolo di Presidente della Provincia, Lombardo, da buon politico qual è, ha mostrato nel recente passato di saper fare tesoro della sua posizione per porre le basi dello sviluppo futuro della sua creatura. Farà lo stesso dal suo nuovo ruolo di Governatore e i risultati gli danno già ragione. Era necessario? Su un dato nazionale così chiaro, sulla spinta di questo vento di libertà e di voglia di semplicità e chiarezza, di sfoltimento delle liste e dei partiti, sulla vittoria sicura del centrodestra e del PDL di Berlusconi, è valsa davvero la pena di inserire nel gioco anche l'MPA, creando le opportunità di un suo ulteriore rafforzamento? Perché, come è accaduto [da Vice-Sindaco a Presidente di Provincia a Governatore della Regione], così sarà ancora. E Raffaele Lombardo saprà far valere il suo peso, in un futuro non lontano, anche a livello nazionale. Dopo le lamentele su Casini e Follini, e sugli ostacoli o freni all'azione di governo nel quinquennio del Berlusconi Ter, occorreva formare un'altra pedina di valore, con le conseguenti istanze che ne derivano, nella nuova alleanza tra AN e Forza Italia? Il vento spirava per una netta vittoria del PDL, anche senza l'MPA, che ne sarebbe uscito ridimensionato e non avrebbe avuto, come ha adesso, testando il suo peso già in queste amministrative, l'occasione di rafforzarsi.
Cambiando l'obiettivo dell'analisi, sempre su Catania, il dato di Musumeci è impressionante e supporta il ragionamento sulla voglia di semplicità e chiarezza resa manifesta dagli elettori anche in aprile: il 25,16% della sua lista si avvicina al 28,357% complessivo del PDL, ma la sua candidatura è stata resa nota soltanto poco prima della fine di maggio e la sua campagna elettorale ridotta, nei mezzi e nel tempo. Una lista basata sulla persona, sul suo passato di saggio amministratore della cosa pubblica, che ha lasciato un segno senza dover tessere un sistema di adesioni e di gestione del potere, l'opposto del modo in cui ha costruito la sua forza l'MPA. Il dato deve fare riflettere il centrodestra. Quel 25% pieno di Nello Musumeci, è una persona su 4 che pensa in proprio, a prescindere dal lavoro sul territorio delle segreterie e dei circoli, e a prescindere, soprattutto, dal traino delle altre tornate elettorali o delle scelte sulla collocazione nel centrodestra. E' un dato che dice chiaramente che la lista di Musumeci non ha sottratto voti a sinistra ma a destra. Castiglione al 77,62% compresi i voti della lista "Con Musumeci per la provincia": Stancanelli al comune si ferma al 54,59% che con i voti di Musumeci sarebbe stato un 79,75% , cioè in termini percentuali quasi la stessa espressione di consenso. Questa è una deduzione troppo facile perché non se ne apra una discussione all'interno di chi opera le scelte nello schieramento di centrodestra.
Altro dato importante. Il 25% di Musumeci, quell'uno su quattro che prescinde da indicazioni, appartenenze e traino elettorale, è il segno dell'inutilità del voto di preferenza che i demagoghi alla Beppe Grillo e Marco Travaglio e Antonio Di Pietro vorrebbero reintrodurre. La candidata della lista civica che si rifà al Meet-up dei grillini si è fermata ben al di sotto dell'1%. Il voto di preferenza non offre al cittadino la possibiità di essere presente in una lista. Ma quel 25%, 1 su 4, racconta dell'importanza, invece, delle primarie all'interno dei partiti, che oltre ad assicurare la libertà di scelta agli elettori rappresenterebbero per i partiti stessi la possibilità di verificare in anticipo la solidità delle loro liste. E, infine, quel quarto dei votanti è il segno dell'importanza della rete per la visibilità e il dialogo con gli elettori per il prossimo domani. In questo, Nello Musumeci, dopo averlo fatto per tanto tempo prima delle elezioni, ci ha creduto, poi, in campagna elettorale, meno di quanto avrebbe dovuto.
Ma è anche questo il futuro. Primarie e dialogo sulla rete.
Potrebbe sembrare il voto di una città alle comunali e alle provinciali. Ma è invece uno spunto da cui imparare. E' passato del tempo. Ma continuo a chiedermi ancora come sarebbe andata con un centrodestra a candidare alla Regione Sicilia un Gianfranco Miccichè o una Stefania Prestigiacomo. E continuo a darmi la stessa risposta: avrebbe stravinto, ma senza perdere posizioni, né porre le basi per perderne ancora in futuro.
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