venerdì 27 marzo 2009

La cronaca del Primo congresso del Popolo delle Libertà


...quelli che aspettano




La giornata inizia con la più classica delle frasi "Non è tempo da ombrello"... e, infatti, eccolo lì, appena fuori dal portone, di corsa verso la stazione di Guidonia che mi porterà a Tiburtina prima e poi a Termini, il cielo, coperto di nuvole mosse in avanti dal vento... Ma c'è il sole, adesso che scrivo... Per il caffè, prima di andare nello spazio sul retro del padiglione che ospita la sala stampa a fumare una sigaretta, scambio due chiacchiere con uno dei signori addetti al servizio di ristorazione... "Saviano ha condensato nelle pagine di un libro soltanto una parte di una realtà tanto più vera se vissuta dal di dentro, da noi che abitiamo in quei luoghi e che respiriamo, non solo con i polmoni, l'aria del paese di Gomorra", mi dice, a proposito di bambini e del loro futuro... e delle commistioni che non risparmiano la politica, a prescindere dal colore, nella gestione della cosa pubblica, l'intreccio che impedisce di distinguere tra lecito e illecito, dove c'è spazio per gli affari, per la speculazione, specie quella sulla miseria di chi non ha molte alternative al lavoro che manca... La camorra come sistema... e molte delle sue attività che si svolgono nella assoluta legalità, traendo però risorse dai proventi delle altre, illegali.



All'"Autogrill cafè" della stazione, dalla parte di via Giolitti, mi aspetta uno dei seimila, o giù di lì, delegati; è un caro amico di Palermo, Beppe Vicari, professionista affermato nel suo campo ma appassionato di politica vera, quella del rapporto tra rappresentanti e rappresentati, quella che non agisce dietro fini che non siano apertamente dichiarati e, forse anche per questo, un non politico, non ancora almeno... Lui, come altri, compreso me, la chiama politica 2.0 cioè un'altra versione del fare. La navetta, mentre il gonfalone che funge da punto di ritrovo viene buttato giù sul marciapiede dal vento che continua a rendere fresca ma mai fredda l'aria di questa mattina, giunge a portarci sulla Portuense, verso Fiumicino, ai padiglioni della Fiera di Roma, per il primo congresso di quella che Berlusconi ha scelto che diventasse la casa dei moderati d'Italia, il PDL... dapprima quasi osteggiato, oggi, sulla scorta del tempo, chiaramente con la lungimiranza che anche altre volte gli ha reso il merito delle intenzioni, sempre uno sguardo in avanti sugli altri, alleati compresi. Sicuramente un progetto non avventato, come dalle parti dell'opposizione si è tentato per lungo tempo che apparisse: l'esatto contrario di quanto accaduto a un Partito democratico privo dell'idea stessa di sé e dei suoi contenuti. Alle 17,00 si inizia. Loro, i delegati, al padiglione 8... noi a raccontare dal padiglione 6. C'è attesa per l'intervento del Premier, per quanto vorrà dire alla platea di questa costituente e, indirettamente, al Paese, a partire dalle 18,00, quando è previsto che prenderà la parola. Una cosa importante, ne parlavamo sul bus col mio amico Beppe tra una foto e un racconto di famiglia ad essa legato, l'ha già detta: che un'idea, per quanto possa sembrare dettata da una situazione legata soltanto a un momento e quindi estemporanea, se ha le sue radici in un convincimento sentito come proprio, può rappresentare dei valori tanto più reali quanto più derivati da qualcosa che appartiene a un disegno di prospettiva e di sviluppo. E che le non idee non possono nascondersi per troppo tempo nel vuoto di una visione non agganciata alle reali istanze del Paese.

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