lunedì 8 dicembre 2008

Dal Blog di Walter Giannò... Cassazione: "I bambini sono tutti uguali: ma ci sono bambini più uguali degli altri"


Dal Blog di Walter Giannò, palermitano di mestiere... www.waltergianno.it

Ieri, davanti ad una chiesa di un quartiere molto popolare di Palermo, ho sentito questo breve scambio di battute tra due bambini, di nemmeno dieci anni l'uno: "Mi rù 40?"- "No. Smuntavu ora du travagghiu e mancu na mancia pigghiavu".Traduzione:"Mi dai 40 centesimi?"-"No. Ho finito da poco di lavorare e non ho preso neanche una mancia".Beh, direte voi? Dov'è la novità? Già, nessuna notizia che dà scandalo, ma "solo" dispiacere. Un bambino di dieci anni che lavora e che non riceve nulla perché guadagna con le mance mette tristezza, tanta tristezza. Ora, è una forzatura giudicare un fatto da questo scambio di battute, ma m'immagino che quel bambino debba lavorare perché la sua famiglia non se la passa affatto bene. Ciò succede a Palermo, così come altrove. I bambini sono ancora sfruttati. A tutti capita, ad esempio, d'imbattersi in locali pubblici con bambini, spesso extracomunitari, che vendono rose con le spine tolte per non farsi del male alle mani. E con il loro volto tenero chiedono un euro in cambio. Cosa facciamo noi per loro? A volte cerchiamo di non incontrare il loro sguardo perché altrimenti ci passa la fame. Beh, dovremmo farli sedere nel nostro stesso tavolo e farli mangiare con noi, invece di fare gli indifferenti. Nessun'accusa generalizzata. Solo che noi fortunati dovremmo essere più sensibili nei confronti dello sfruttamento minorile, perché ogni bambino ha diritto di vivere gioiosamente la sua età.




Quando vedo un bambino da solo che tenta di vendere una rosa in un pub, di sera, mentre mi sto passando il tempo con gli amici, mangiando e bevendo, mi rattristo e m'arrabbio. Mi rattristo perché quei bambini hanno il diritto di essere tali. Dovrebbero giocare a più non posso, gustare le meraviglie del mondo, andare a scuola per formarsi, godersi un cartone animato in televisione. Invece, sono costretti a stare sui marciapiedi, con un mazzo di rose in mano, senza spine in modo tale da non farsi male. Sono costretti a tendere il palmo per ricevere qualche spicciolo che finirà in tasche altrui; sono obbligati a vagare per i tavoli, guardando la gente che si diverte, che mangia e beve. Mi arrabbio perché quei bambini mendicano per volontà dei genitori. Padri e madri che si rifugiano nell'ipocrisia della povertà per distruggere l'infanzia e l'innocenza dei figli. Genitori che magari vivono in una baracca, ma che non si fanno mancare l'auto e la collanina d'oro. A costoro dovrebbero essere tolti i bimbi, senza se e senza ma. La Cassazione, tuttavia, ha stabilito che i bambini mendicanti non sono ridotti alla schiavitù dei genitori perché "l'elemosina costituisce una condizione di vita tradizionale molto radicata nella cultura e nella mentalità di alcune popolazioni". Di conseguenza, i giudici hanno annullato una condanna a 5 anni di reclusione per l'accusa di "riduzione in schiavitù" inflitta dai giudici della Corte d'assise d'appello di Napoli a una giovane nomade che era stata fermata mentre chiedeva l'elemosina nel casertano portando con sé i due figli piccoli. Non so voi, ma mi sconvolge l'idea che l'elemosina sia un elemento culturale, anziché una tragica necessità. Quale cultura può avere in sé la costrizione alla mendicità dei propri bambini? E può considerarsi civile tale popolo? La giustificazione della tradizione nel mancato accertamento della schiavitù infantile mette i brividi. A questo punto potremmo giustificare tutte le povertà del globo, a partire da quella africana, come conseguenza della sfortuna di essere nati nel continente nero (e, pertanto, non si può fare nulla per loro, perché il destino ha voluto così). Arrabbiato è anche Francesco Rutelli, in questa intervista rilasciata al Corriere della Sera, che giustamente si domanda in maniera retorica: "Accetteremmo mai che la nostra vicina di casa si piazzi sul marciapiede a chiedere l’elemosina con il figlio seminudo accanto? E accetteremmo mai che il marito della signora, poi, passi a ritirare i soldi?" Naturalmente no, però il figlio della vicina di casa è bianco, mentre il bimbo che mendica ha il volto di un altro colore... Razzismo? No... Ma accettazione del fatto come costituente indissolubile della realtà sociale, per cui tendiamo a non farci caso. Eppure, a destra e a manca sosteniamo che siamo tutti uguali: un bambino nomade non è inferiore ad un bambino italiano. In linea generale siamo tutti d'accordo su questo, ma la Cassazione ha sostenuto il contrario. Il ddl di Roberto Maroni prevede un inasprimento delle pene per chi sfrutta i minori di 14 anni all'accattonaggio. Ben venga, ma sono d'accordo con Rutelli nella necessità di istituire la pena accessoria della perdita della potestà genitoriale in caso di condanna. Pare che anche Maurizio Gasparri sia orientato in tal senso, avendo annunciato degli emendamenti. In fondo, siamo in Italia.

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