mercoledì 28 maggio 2008

Voto di preferenza


La mia città è tappezzata da manifesti elettorali, le locandine si trovano dappertutto, la cassetta della posta è piena di lettere con indicazioni di voto su questo o quel candidato. Rifletto e penso. Ricordo le iniziative per l'abolizione del voto di preferenza del passato, ormai dimenticato. Agevola il voto di scambio, si diceva, la promessa di favori di carattere personale piuttosto che sul piano dello sviluppo sociale. Serve, si diceva, a quantificare il peso dell'uno o dell'altro candidato all'interno del gruppo di appartenenza, ad alimentare le lotte interne per il potere, piuttosto che la prevalenza di una linea politica da seguire. Tutte cose dimenticate. Oggi sono in molti a lamentare, per le elezioni di Camera e Senato, la mancanza del voto di preferenza. 




Si dice che, in questo modo, il cittadino non può scegliere a chi dare il proprio voto, come se per essere presente in lista un candidato qualsiasi non avrebbe difficoltà a farlo. E' un falso problema, perché, nei fatti, non è possibile riuscire a entrare in una quale che sia lista che si presenti alle elezioni... basta vedere le amministrative o regionali, nelle quali continua a esistere il voto di preferenza ma non esiste ancora la possibilità di far parte, a richiesta, di una lista in cui ci si riconosca idealmente. E' più facile, seppur con innumerevoli ostacoli e problemi, presentare una lista che accomuni persone e ideali e idee ma è impossibile entrare a far parte di una lista qualsiasi senza sottostare alla disponibilità di chi decide per la lista. Eppure si è parlato e si continua a parlare di incostituzionalità del voto, si continua a porre questo finto problema, quello della mancanza del voto di preferenza. Basta leggere, a proposito di regionali e amministrative, i commenti e i resoconti degli appartenenti a un movimento o a un partito, o ascoltarne i dialoghi, per comprendere a cosa serve davvero il voto di preferenza e cosa comporta in termini di accordi nascosti e di intese sottobanco. Il vero problema è la difficoltà di una partecipazione realmente diretta alla vita politica del Paese e, per le realtà locali, alla vita della comunità. Anche Beppe Grillo, che è tra coloro che pongono questo falso problema, ha potuto mettere in corso delle liste civiche poste in essere dai meet-up che aderiscono attraverso il suo blog alle tematiche del suo pensiero. Sa, anche lui, di essere un demagogo imbonitore, sa anche lui che è stato più facile presentare una lista piuttosto che inserire in movimenti o partiti esistenti persone vicine al suo pensiero. E anche lo sbarramento è un falso problema. Perché lo sbarramento, nella concretezza dei fatti, impedisce alla maggioranza della comunità di persone di soggiacere a veti e no che paralizzano e hanno paralizzato lo sviluppo della società civile. E' un argomento che riprenderò, approfondendolo per l'importanza che ha. Intanto mi premeva scrivere qualcosa sul come la penso al riguardo, come avevo anticipato in un mio precedente post del 20 maggio.

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